Oggi viviamo una crisi dell’abitare reale (crisi abitativa, erosione della classe media, indebolirsi dello stato sociale) e metaforica, che hanno portato al progressivo indebolirsi del senso di casa come luogo protetto dalle minacce dell’esterno. La linea netta tra interno ed esterno, ma anche quella tra umano e macchina, umano ed animale si sta facendo indefinita, e produce tante ‘cose strane’ con cui dobbiamo fare i conti tutti i giorni. Tutto ciò genera in noi un senso di incertezza, che trova rappresentazione nel cinema e letteratura.
Mescolando personal essay e critica culturale, e spaziando tra letteratura, arte e storytelling politico, Gianluca Didino in Essere senza casa. Sulla condizione di vivere in tempi strani, minimumfax riflette sul significato storico, psicologico e culturale dei nostri tempi.
Nel suo romanzo Kentuki, SUR / orig. span. Kentukis, Literatura Random House / dt. Hundert Augen, Suhrkamp, Samanta Schweblin riflette sullo strano rapporto tra intimità ed estraneità in rete, su una società che sembra imporre sempre meno norme sociali, legali e morali all’uso sempre più irriflesso della tecnica.
Moderazione: Daniel Graziadei
In collaborazione con Instituto Cervantes München
Ingresso 10,- €
Gianluca Didino (1985) ha pubblicato Essere senza casa. Sulla condizione di vivere in tempi strani (minimum fax, 2020) e Brucia, memoria (Quanti Einaudi, 2021). Ha scritto per riviste italiane e straniere, tra cui Internazionale, IL del Sole 24 Ore, The Italian Review, Sunday Times, LA Review of Books. Vive a Londra.
Samanta Schweblin (Buenos Aires, 1978) è una scrittrice argentina di fama internazionale. Tra le sue opere le raccolte di racconti La pesante valigia di Benavides (Fazi, 2010) e Sette case vuote (SUR 2021), che le ha valso il prestigioso Premio Ribera del Duero nel 2015, e il romanzo Kentuki (SUR 2019).
Foto privat / Foto © Stefan Klüter/Suhrkamp Verlag